Nella Prima lezione sul teatro, Luigi Allegri, insegnate di storia del teatro e dello spettacolo all'Università di Parma, scrive che il teatro è qualcosa di molto semplice, quasi primitivo, non molto differente al gioco dei bambini che trasformano un cortile nella prateria del Far West. Basta uno spazio, un tempo, un’azione e naturalmente il pubblico.
Al teatro basta poco per essere teatro. E quando quel poco funziona, allora siamo proprio di fronte a uno spettacolo riuscito.
"Se è vero, continua Allegri nel suo testo, che il teatro si può fare ovunque e in qualsiasi situazione, perché non anche in un'aula come esperimento didattico? Un collega chimico userebbe alambicchi e provette, io invece chiedo a un amico attore di recitare lì sotto la luce piatta del neon, un pezzo teatrale uno qualsiasi. Per portare un pezzetto di teatro."
Un pezzetto di teatro è entrato anche nella mia scuola lo scorso mese. All'ultimo piano dell'istituto in un locale spazioso con una grande vetrata dalla quale si vedono i tetti della città e il mare all'orizzonte, è entrato Pulcinella per raccontare ai giovani studenti una storia vecchia come il mondo, ma attuale come il tg.
Pulcinella migrante al contrario è lo spettacolo ideato e recitato da Fiore Zulli del Teatro Simurgh ed è la storia della famosa maschera napoletana che sbarca dall'altra parte dell'Oceano per chiedere ospitalità e lavoro. Sarà l'occasione per Pulcinella di iniziare una serie di avventure, perché chi si apre al mondo, incontra il mondo.
Ma Pulcinella è un puro, che rifiuta le offerte non lecite e respinge le persone ambigue. Con la stessa purezza chiede, rifiuta, sceglie dimostrando così che non è vero che se sei disperato accetti di tutto.
Pulcinella, migrante al contrario cambia il punto di vista facendo di una maschera un emigrante e del suo pubblico l'ufficio di immigrazione. Attraverso questo raffinato straniamento ci permette di vedere con occhi nuovi quello che quotidianamente accade nelle nostre città.
Tutto ciò avviene con un sapiente lavoro sul corpo, sulla maschera e sul linguaggio.
L'attore, che è dietro tutto questo, è solo in scena, con una parete bianca dietro di sé, senza le luci che creano l'atmosfera, senza un sipario che lo annunci. Eppure quando entra in scena, la stanza si riempie di parole di tante nazioni diverse e la luce si riempie di colori.
La forza dello spettacolo è in quel corpo che si muove agilmente, in quelle parole con cui gioca e in quella storia così intensa che prende vita davanti a noi.
E all'improvviso quel locale spoglio, diventa un ufficio migrazione e qualsiasi altro luogo nel quale Pulcinella vorrà condurci.
Allora capiamo che non servono scenografie, luci e palcoscenici. Il teatro giocato per sottrazione ha tutto quello che serve, si crea e si dissolve davanti a noi grazie a un corpo, a una voce, a una storia.
di E.M. in TeatroAScuola
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