Vivavoce di Antonio Ferrara è l'ultimo libro che ho letto a scuola.
Prima che la scuola chiudesse e ci allontanassimo gli uni dagli altri abbiamo trovato questo titolo che ora risuona di tanti significati.
L'ho letto insieme ai miei studenti di terza media. Lo leggevamo un po' io, un po' loro, alternandoci nei dialoghi... insomma lo abbiamo letto in tanti modi come è giusto che avvenga in un laboratorio di lettura.
Ci ha accompagnato per mesi, per la precisione da novembre fino a febbraio. Questa durata può sembrare strana guardando da vicino questo testo, che ha sole 131 pagine e capitoli brevi. Sembra uno di quei libri da leggere in un pomeriggio tutto d'un fiato. Ed è proprio quello che è capitato a me quando l'ho incontrato per la prima volta in un giorno d'estate.
Una volta in classe, però, non ho fatto altro che sperimentarne le potenzialità.
Vivavoce è uno di quei libri che parla di libri. Possiamo dire che è come una strada con tanti incroci: è stato bello fermarsi ogni tanto e intraprendere altre vie per leggere pagine di altre storie, incontrare altri autori, vivere altre epoche.
Parte del lavoro svolto si vede per esempio sfogliando le pagine dei quaderni dei miei alunni. C'è chi ha stampato le copertine e chi non aveva la stampante, ma si è ingegnato.
Ogni venerdì, per celebrare la fine della settimana, per tutti quei mesi siamo stati in attesa di ascoltare le parole di Lucio, il protagonista di Vivavoce, per conoscere tante storie e trovare i nessi tra ciò che accadeva a lui e ciò che accadeva ai personaggi che di volta in volta sceglieva di presentare. E sì, perché Lucio è un lettore volontario che va a leggere alle persone ammalate, sole o in difficoltà. L'autore Antonio Ferrara, nei suoi libri, dà voce a chi non ha voce. Nelle sue opere i più fragili trovano posto e diventano protagonisti.
Questo ci ha permesso anche di incamminarci nel mondo del volontariato, che nella mia scuola ha una grande importanza: dalla raccolta per le arance della salute per la ricerca sul cancro a quella di #ioleggoperché per incrementare la biblioteca scolastica. Tante sono le iniziative di benificenza che seguiamo nel corso dell'anno. Ecco che allora abbiamo trovato anche noi un lettore speciale: un ragazzo più grande, mio ex alunno, che è venuto a leggere per noi per inaugurare proprio la prima lezione del laboratorio in occasione #ioleggoperché. E anche i miei ragazzi sono diventati a loro volta volontari di lettura durante le vacanze di Natale, cercando qualcuno a cui leggere e documentando le loro attività realizzando lapbook o depliant.
Poi abbiamo parlato della libroterapia e dell'arteterapia attraverso alcuni articoli di giornale e un'intervista sul web dedicata a una libreria indipendente della nostra città (Libreria dei Piccoli Rimedi) e abbiamo scoperto un sito web particolare dedicato ai non vedenti: il libro parlato.
Il laboratorio di lettura, in un anno che passerà alla storia per aver avviato la formazione a distanza più imponente della nostra storia, ci ha permesso anche di aprire una classe digitale. Gli appunti che dettavo a lezione li caricavo poi sulla piattaforma, preparavo quiz o presentavo i video dei film per gli approfondimenti. Molti di quegli appunti hanno poi formato un pdf che ha raccolto le vite e le caratteristiche di tanti autori.
Insomma Vivavoce ci ha traghettato anche nel digitale.
Quel digitale, che in quei mesi era solo uno dei tanti strumenti che avevamo a disposizione, oggi è, invece, l'unica forma di comunicazione. Oggi siamo noi quelli che hanno bisogno di Lucio perché sappiamo che in tanti sono ammalati, molti sono soli ma tutti siamo in difficoltà. Ed è per questo che sembra così bello pensare che un giorno torneremo a leggere i libri insieme in Vivavoce!
di E.M. in AreaDocenti
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