C'è un ospite d'eccezione nella nostra classe digitale, in occasione della Giornata mondiale del libro 2020.
Nelle nostre lezioni dedichiamo sempre un'ora alla lettura e per il secondo quadrimestre avevamo deciso di leggere Shakespeare in short di Daniele Aristarco. Eravamo pronti con i nostri libri sui banchi, e avevamo iniziato a leggere le prime pagine del libro costruendo diligentemente una scheda introduttiva, quando tutto si è fermato e tutta la scuola si è trasferita on line.
La scuola digitale è molto diversa da quella reale, difficile per me, in questa situazione, invogliare alla lettura.
Volevo per questo inventarmi qualcosa di speciale ed ecco l'idea: chi meglio dell'autore stesso può animare le pagine di un libro?
E così il 21 aprile, per celebrare la Giornata mondiale del libro, nella nostra classe è entrato Daniele Aristarco: ci ha parlato di Romeo e Giulietta, di Shakespeare e di molto altro.
Questo è il risultato dell'intervista dei miei giovani studenti della 2°C della scuola Mezzanotte, giornalisti per un giorno.
Claudio: Come è nata la voglia di diventare scrittore?
D.A.: Devi sapere, Claudio, che i miei genitori sono grandi lettori.
Quando tornavano dal lavoro si mettevano sul divano leggendo un libro e, mentre leggevano, sorridevano e quindi, guardandoli incuriosito, mi chiedevo: cosa ci sarà in questi libri? Ho provato anch'io a leggere, anche se non ne ero capace.
E da lì è nata la mia passione per la lettura e successivamente quella per la scrittura.
Chiara: Shakespeare in shorts raccoglie tante storie: come ha scelto l'ordine tra questi racconti?
D.A.: Dico subito che io non scrivo i romanzi, infatti il mio intento era quello di creare delle storie che potessero essere lette abbastanza velocemente e che potessero essere capite senza dover per forza leggere anche tutte le altre storie. Tuttavia se le si leggono consecutivamente si potrà notare come sembri il tutto un romanzo.
Carolina: Nella storia di Romeo e Giulietta, qual è la scena che preferisce?
D.A.: Sai Carolina, a me Shakespeare è piaciuto sempre tanto, ma per molti anni io Romeo e Giulietta non l’ho sopportato. Quando la vedevo a teatro c’era sempre qualcosa che strideva, mentre quando ho cominciato a studiarla, ad approfondirla e a metterla in scena ho avuto modo di apprezzarla. La scena che mi commuove di più è il momento in cui Romeo viene a sapere della morte di Giulietta, perché Romeo impiega pochissimo a dire “se è morta Giulietta nulla ha più senso, perchè Giulietta è la luce, è la vita, se non c’è Giulietta non c’è la vita.” Quindi Romeo non decide di suicidarsi, è già morto. Quella scena per me è potentissima e la amo molto.
Maria Eleonora: In questo periodo noi stiamo studiando Dante, Lei preferisce Shakespeare o Dante?
D. A.: In questo periodo sto lavorando proprio su Dante, che è un autore che io amo tantissimo.
Per me è una bella sfida.
Se vi capita, vi consiglio di prendere il proemio e di leggere ad alta voce i primi versi e vi renderete conto che dopo un po’ non siete più voi a parlare, ma c’è Dante che parla per voi.
Ritornando alla tua domanda, Dante e Shakespeare sono due scrittori molto diversi: il primo voleva salvare l’anima al lettore, il secondo voleva divertire e guadagnare. Ma entrambi hanno in comune una cosa: tutti e due si sono interrogati sul mistero più profondo dell’essere umano, ovvero la natura dei sentimenti.
Quindi, in conclusione, non posso dirti chi dei due preferisco, mi dispiace.
Carolina: Qual è la sua similitudine o metafora preferita nella storia di Romeo e Giulietta?
D. A.: Non ne ho una preferita, lo dico sinceramente.
Al contrario studiando Romeo e Giulietta la cosa che mi ha colpito di più, Carolina, è l'adesione con la realtà delle parole. Ciò che prima mi era sembrato simbolico e astratto, quando ho cominciato a vedere questi personaggi mi è sembrato tutto vero.
L'altra cosa è l'atmosfera che c'è. Quella è una storia che comincia in una nottata in cui tutti indossano delle maschere, quindi una scena anche un po' spaventata e man mano si colora della luce della luna e finisce in un cimitero. Quindi se vogliamo potremmo definirla una discesa dantesca verso la morte. Eppure man mano che cambiano queste luci, le parole che si dicono questi ragazzi sono sempre più chiare e più potenti.
Come se si spegnesse la luce del mondo e si accendesse dentro di loro.
Il mondo è impazzito, si fa la guerra e non si sa neanche perché. Loro si amano e non si possono amare. Eppure da quando si cominciano ad amare vedono tutto più chiaramente.
C'è Mercuzio... lui parla solo per eigma. Lui ci rapisce. Quando sta per morire, dice una battuta fortissima augurando la morte a tutti. Questa, però, è una frase banale rispetto al suo linguaggio che fino a quel momento è stato pieno di espressioni strane, molto particolari. La frase banale sulla sua bocca ci fa capire che sta morendo perché si è scollegato al suo mondo immaginifico. La sua estrosa personalità è mutata.
Paolo: Tra i suoi libri c’è un libro che vuole consigliarci?
D.A.: Qualche tempo fa ho scritto un libro dedicato ai ragazzi della tua età, perchè ho notato che tutti i ragazzi che di solito incontro sono accomunati da una cosa: hanno uno smartphone.
E non tutti sanno cos’è e quali pericoli nasconde.
Ho scritto quindi un libro che si intitola FAKE, non è vero ma ci credo.
Tu sai cos’è una fake news?
Paolo: sì, è una notizia falsa!
D.A.: La tua è una risposta corretta, ma parziale. Di solito chi produce fake news ha l’obiettivo di farci cambiare la nostra idea del mondo o vuole spingerci a venderci qualcosa. Se, per esempio, io dico che ora sta piovendo vi do una notizia falsa. Ma magari la signora del piano di sopra sta annaffiando i gerani, cala l’acqua e, vedendo l’acqua, arrivo a una conclusione errata.
In questo caso, io sono la prima vittima di questo sbaglio e non ho cambiato il vostro comportamento.
Ma se io dico, Paolo so che domani nella tua città pioverà per 576 giorni di seguito. Quindi, comprati il mio materiale al modico prezzo di 10 €.
Come vedi ti sto dando una notizia che:
1. non è detto che tu abbia modo di verificare,
2. ti ho spaventato,
3. hai acquistato qualcosa da me.
Ci può capitare di sbagliare, ma le fake news influiscono su di noi.
Ecco io vi consiglierei di leggere questo libro, se vi va, che racconta come sono nate, quante storie che ci sono nell’umanità, da tanto tempo. Ogni storia si basa su una piccola menzogna. Però oggi vediamo quanto siamo dipendenti dalla rete, che però può essere anche pericolosa.
Emma: Non è vero ma ci credo: perchè ha scelto proprio questo titolo?
D.A.: Ho scelto questo sottotitolo perché la parte più pericolosa sta in questo: noi cadiamo nelle storie quando confortano una nostra speranza o confermano una nostra paura. Faccio un esempio: se io voglio dimagrire e leggo sul giornale che se bevo ogni giorno un bicchiere d’acqua dimagrisco. Penso che sia impossibile, ma se ho un desiderio profondo e la notizia mi fa dire perchè no,io cambio il mio comportamento.
Le fake news funzionano quando speriamo fortemente che siano vere e allora dobbiamo ragionare su come funziona la nostra mente, cos’è che stiamo cercando.
Gli esseri umani sono tutti imperfetti e fragili, Shakespeare ce lo insegna, e dobbiamo accettare questa fragilità e imparare a capirla.
Emma: Ultima domanda. Perché secondo Lei oggi è importante leggere ancora Shakespeare?
D. A.: Ho questa idea: la lettura non deve essere obbligatoria perché leggere non ci rende migliori di chi non legge. Credo però che leggere sia uno strumento efficace, economico e veloce per renderci conto che siamo uniti davvero.
Per renderci conto di cosa proviamo, di ciò che ci piace, per ricordarci che siamo esseri umani, leggere ci aiuta.
Shakespeare più di tutti ci ha mostrato come funzionano i sentimenti, li ha agiti sul palco. Ci ha fatto vedere quante cose si muovono in una frase d'amore o in un silenzio. A me Shakespeare mi ha insegnato questo: che tutti quei personaggi vivono dentro di me. Dentro ogni essere umano si muovano opposte tensioni, e mentre le leggiamo risuonare dentro di noi. E questo è una magia potente.
di E.M. in SecondaMedia e interviste
Comments