Basta a volte una sola idea per fare un intero spettacolo.
E se l'idea è semplice, fa risaltare il testo senza coprire l'interpretazione, permettendo allo spettacolo di restare impresso nella memoria.
È questo il caso di Segre come il fiume, il monologo teatrale che ripercorre la vita di Liliana Segre, una delle ultime ancora in vita sopravvissuta ai campi di concentramento e da pochi giorni nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
In scena c'è una grande lavagna di ardesia sulla quale la protagonista, Serena Di Gregorio, finalista del Premio Scenario 2013, per tutta la durata dello spettacolo, scrive i nomi, disegna i luoghi, annota i momenti della vita che racconta.
E alla fine il risultato è molto bello.
La lavagna raccoglie tutta una vita nelle sue parti più gioiose, come il momento del matrimonio e i nomi dei figli che ne sono nati, ma anche quelli terribili come l'entrata di Auschwitz e i nomi dei conoscenti e dei parenti scomparsi in quel campo.
Una mappa esistenziale che prende forma lentamente davanti al pubblico e che ricostruisce le tappe di una narrazione che procede per salti temporali, avanza e torna indietro in un testo complesso scritto dal regista Antonio Tucci, dopo aver letto i libri della Segre.
Ho avuto la fortuna di vedere questo spettacolo con un pubblico di studenti. E quando hai un pubblico del genere non è certo facile entrare in scena da soli raccontando una storia vecchia di 73 anni per poco più di un'ora. Eppure l'attenzione è stata sempre alta come alto è stato il coinvolgimento emotivo. Le parole dell'attrice hanno catturato i giovani spettatori trascinandoli giù nell'inferno del lager e riportandoli poi su ricordando quei momenti lievi di una quotidianità che c'era prima e ci fu dopo quell'inferno.
Come si fa a capire se lo spettacolo alla fine ha funzionato?
Quando sono tornata in classe sono stata sommersa dalle domande degli studenti, è nata da loro l'idea di vedere i documentari e di cercare le immagini per conoscere il volto di oggi della vera Liliana Segre.
Questi sono gli effetti che uno spettacolo che funziona lascia dietro di sé.
Questa è la funzione che deve avere il teatro che si apre alla scuola. Permettere di accendere l’interesse, ampliare gli orizzonti, approfondire i temi.
di E.M. in TeatroAScuola